IL CASO CREDIT SUISSE CONFERMA IL RALLY DELL’ORO

La settimana scorsa abbiamo analizzato la crisi avvenuta alla Silicon Valley Bank, che purtroppo non è risultato un caso isolato. Qualche giorno dopo la banca svizzera Credit Suisse ha subito un destino simile alla banca statunitense. Anche in questo caso gli investitori sono corsi al riparo tramite l’oro.

Il fallimento della Credit Suisse

Credit Suisse è una delle banche principali della Svizzera, nasce nel 1856 con Alfred Escher a Zurigo. Viene categorizzata come banca d’affari e conta circa 49 mila dipendenti in oltre 50 paesi, fornendo il suo servizio a imprese, istituzioni e privati che offrono consulenza nel private banking, investment banking e asset management. A fine 2022 Credit Suisse gestiva circa 1.440 miliardi di franchi, di cui 1.080 erano fondi di clienti.

La banca svizzera non contava già una buona reputazione, negli ultimi anni passava da uno scandalo all’altro, generando importanti perdite finanziarie, confermate dai risultati di bilancio del 2022 che mostrano una perdita di 7 miliardi di franchi.

Tra gli scandali più discussi c’è l’accusa alla Credit Suisse di aver protetto i fondi di alcune personalità negative come il dittatore Marcos e la moglie Imelda, di avere accordi finanziari con il dittatore nigeriano Sani Abacha, di riciclaggio di denaro per la Yakuza e la mafia giapponese e di aver aiutato Sudan e Iran ad evitare le sanzioni.

Alcuni controlli effettuati dai revisori denotano forti carenze nei controllo interni. PwC (azienda che fornisce servizi di revisione consulenza) ha affermato che “la direzione non ha progettato e mantenuto controlli efficaci sulla completezza, la classificazione e la presentazione degli elementi non monetari nei rendiconti finanziari consolidati“.

Ma com’è nata la crisi? Prima è necessaria una premessa. La Saudi National Bank (composta per il 37% dal fondo sovrano saudita) era la principale azionista della Credit Suisse. È stata proprio la banca saudita a generare il crollo della banca svizzera, mercoledì 15 marzo, annunciando che non avrebbe fornito un nuovo sostegno finanziario e generando quindi un forte panico a Zurigo. Ammar Al Khudairy, presidente della Saudi National Bank, ha affermato: “La risposta è assolutamente no, per molte ragioni che esulano dalla più semplice ragione normativa e statutaria“.

Dopo giorni di difficoltà, domenica 19 marzo la UBS annuncia l’acquisizione di Credit Suisse per un valore di 3 miliardi di euro.

Le conseguenze per il settore bancario

L’annuncio della Saudi National Bank sul rifiuto del sostegno finanziario ha fatto crollare il titolo della Credit Suisse del 24,24%. Non solo, tutte le Borse europee sono state travolte da un’ondata negativa. Francoforte ha perso il 3,27% (Dax 14.735 punti), Londra il 3,83% (Ftse 100 7.344 punti), Parigi il 3,58% (Cac 40 a 6.885 punti) e Milano è arrivata a perdere il 4%.

Successivamente all’annuncio dell’acquisizione, le Borse hanno poi visto un rialzo.

In merito a questa complicata situazione, gli esperti si dividono. C’è chi afferma che non torneremo all’epoche nere del 2008 o del 2011, c’è chi ha una prospettiva più negativa e sostiene di preparaci a un’importante crisi.

Cosa succede all’oro?

Come sempre, in questi casi gli investitori corrono al riparo sfruttando il bene di rifugio per eccellenza, l’oro. Questo trend è confermato dalle quotazioni degli ultimi giorni, che hanno visto l’oro raggiungere un valore record. Il prezzo del metallo giallo ha raggiunto un massimo a 2.009 dollari l’oncia, il valore più alto dall’8 marzo 2022, quando era scoppiata da poco la guerra in Ucraina.

 

Ancora una volta purtroppo le notizie non sono confortanti e confermano il momento d’incertezza che stiamo vivendo. Continuiamo quindi a consigliare alla nostra Clientela di affidare i propri risparmi nell’oro, asset da investimento fondamentale nei momenti di volatilità del mercato.

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A cura dell’Ufficio Stampa di Confinvest GV