IL CASO DELLA SILICON VALLEY BANK E LE CONSEGUENZE PER L’ORO

È di qualche giorno fa la notizia che ha fatto velocemente il giro del mondo, a proposito del crack di una delle più importanti banche statunitensi, la Silicon Valley Bank. Questi eventi incrementano il momento d’incertezza economica, che porta gli investitori al riparo puntando sull’oro come bene di rifugio.

Il fallimento della Silicon Valley Bank

La banca della Silicon Valley è una delle più grandi banche statunitensi, fondata nel 1982, è diventato un colosso mondiale e un punto di riferimento per il mercato americano. La Silicon Valley Bank conta oltre 8.500 dipendenti e 211 miliardi di dollari di asset totali nei suoi caveaux.

L’inizio di questo grande fallimento parte con la notizia che la Silicon Valley Bank non è riuscita nell’intento di coprire una perdita netta di 1,8 miliardi di dollari. Tentativo attuato tramite la raccolta di 2 miliardi di dollari sotto forma di 2,25 miliardi di azioni. Mossa però che non ha convinto gli investitori.

Inizia così a diffondersi la voce di un possibile fallimento della Silicon Valley Bank che viene ufficializzato dalla banca stessa e da altri istituti di credito. Il governo californiano decide così di mettere la banca in amministrazione controllata per proteggere i depositi assicurativi.

È così che iniziano scene di caos intorno agli sportelli della banca, dove numerosi correntisti sono corsi nel tentativo di recuperare i soldi dal conto. Immagini di disperazione, a cui non eravamo più abituati.

I titoli della banca sono scesi del 62% e le autorità californiane sono state costrette a chiudere la Silicon Valley Bank. La Federal Deposit Insurance Corp, l’agenzia federale di assicurazione sui depositi, annuncia che la banca della Silicon Valley è la prima banca assicurata dall’agenzia federale a fallire.

Le conseguenze per l’oro

Sappiamo bene che per l’oro i momenti d’incertezza, la difficoltà economica e il “sentiment unconfident” nei confronti dei governi sono terreno fertile.

Anche in questo caso, l’oro ha subito un netto rialzo passando da $1.877 l’oncia a $1.914, salendo del 2,6%.

La principale causa è dovuta alla correlazione inversa tra oro e dollaro. Quando il dollaro scende, l’oro sale. Questo perché nei momenti d’incertezza rende di più possedere moneta che obbligazioni in dollari. E i recenti accadimenti hanno portato ad un crollo del biglietto verde.

Inoltre, il dollaro ha perso valuta a causa delle aspettative degli operatori su un aumento dei tassi d’interesse da parte della Federal Reserve. Visti gli accadimenti, la previsione d’aumento di 50 punti base entro fine marzo ha lasciato spazio ad un più probabile aumento di 25 punti base o addirittura a uno stop completo ai rialzi, mantenendo quindi i tassi stabili al 4,50%-4,75%.

Le previsioni

L’andamento positivo dell’oro durante l’ultima parte del 2022 è stato principalmente guidato dagli ingenti acquisti del metallo nobile da parte delle banche centrali, seguito dal deprezzamento del dollaro.

Anche l’inizio del 2023 ha visto un proseguimento del trend positivo. Il MACD (Moving Average Convergence Divergence), l’indicatore che fornisce agli investitori un quadro della tendenza del prezzo di un determinato strumento finanziario, ha già confermato una forte tendenza al rialzo.

La previsione sull’andamento del rating nel medio-lungo termine resta positivo con il superamento dell’area resistenziale a $1.914, che metterebbe le basi per una sostenuta crescita. Gli esperti più ambiziosi continuano a prevedere il raggiungimento dei $2.000.

 

Questo recente fatto, per l’ennesima volta, ci ha fatto aprire gli occhi su quanto sia precaria la situazione economica globale. Per questo consigliamo a tutta la nostra Clientela di mettere al sicuro i propri risparmi, investendo nell’oro, bene di rifugio per eccellenza.

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A cura dell’Ufficio Stampa di Confinvest GV