L’ORO TRA RUSSIA E OCCIDENTE

Ancora una volta l’oro rimane protagonista della situazione politica attuale che stiamo vivendo a livello globale, in particolare legata ai movimenti della Russia nei confronti dell’Ucraina ed ora anche nei confronti dell’occidente.

Come cambia il prezzo dell’oro?

La Russia adotterà le misure necessarie per difendere la propria sovranità e difenderà il territorio con tutti i mezzi disponibili” ha dichiarato Putin annunciando una parziale mobilitazione della popolazione del Paese. Il Ministro della Difesa Sergei Shoigu ha dichiarato che 300.000 riservisti saranno richiamati in base all’ordine di Putin. La mossa ha minacciato un’ulteriore escalation del conflitto dopo che il Cremlino si è mosso per organizzare votazioni sull’annessione delle regioni dell’Ucraina che ancora controlla.

I prezzi dell’oro sono aumentati negli ultimi giorni dopo che il presidente russo Vladimir Putin ha ordinato la mobilitazione parziale. Il giorno dopo la notizia, l’oro ha raggiunto i 1687.13€ l’oncia. Anche i rendimenti obbligazionari statunitensi sono saliti grazie alla domanda di beni rifugio. Sui mercati globali, il West Texas Intermediate è salito a 87 dollari al barile, con un aumento del 3,2%, mentre i futures del Brent sono saliti del 3% a 93,4 dollari al barile.

Più di una dozzina di banche centrali annunceranno le loro decisioni politiche, tra cui la Banca del Giappone e la Banca d’Inghilterra. “L’indice del dollaro ed i rendimenti obbligazionari sono già saliti in attesa di una mossa aggressiva da parte della FED (Federal Reserve System), ma se la banca centrale non dovesse sorprendere, è possibile che si assista ad una correzione del dollaro, che potrebbe dare sostegno ai prezzi dell’oro“, ha dichiarato Ravindra Rao, VP- Head Commodity Research di Kotak Securities.

Tra gli altri fattori, l’oro è sostenuto anche dalle preoccupazioni per la crescita globale, dall’aumento della pressione inflazionistica e dalle questioni geopolitiche“, continua Securities.

A pesare sul prezzo dell’oro sono i continui deflussi dagli ETF, che mostrano un interesse più debole da parte degli investitori. Le disponibilità in oro dell’ETF SPDR sono scese da 4,6 tonnellate a 953,32 tonnellate, il livello più basso da marzo 2020“, ha aggiunto il broker.

I mercati saranno molto sensibili a questo tipo di retorica sia da parte della Cina che della Russia”, ha affermato. “Questa situazione (Ucraina) andrà avanti probabilmente per diversi anni e potrebbe diventare più cupa prima di essere completamente risolta“, ha concluso Securities

Mosca e un nuovo mercato dell’oro?

Un’altra interessante strategia russa è quella di creare un nuovo mercato dedicato al prezzo dell’oro. È ormai da diverso tempo che Mosca sta lavorando al Moscow World Standard, un’alternativa alla London Bullion Market Association (LBMA). La Russia propone un proprio standard internazionale per i metalli preziosi dopo essere stata bandita dalla London Bullion Market Association (LBMA).

Sebbene sia vista come una sorta di ritorsione nei confronti della LBMA, secondo il Ministero delle Finanze russo questa mossa è fondamentale per “normalizzare il funzionamento del settore dei metalli preziosi“. La borsa si baserà su uno speciale brokeraggio globale di metalli preziosi, che avrà sede a Mosca e si baserà sul Moscow World Standard. È probabile che vi sia anche un comitato a cui parteciperanno le principali istituzioni finanziarie e le banche centrali dei Paesi dell’ex URSS come Armenia, Kirghizistan, Bielorussia e Kazakistan, che insieme alla Russia formano la fondamentale Unione Economica Eurasiatica.

Il piano attuale prevede di agganciare i prezzi dei metalli preziosi ad una delle valute nazionali dei Paesi dell’ex URSS o di creare una valuta completamente nuova, ispirata alla proposta di valuta dei BRICS (Brasile Russia India Cina Sudafrica). Questa sarà utilizzata per il commercio internazionale, facilitando i processi al di fuori dell’ex URSS.

Oltre a ciò, la Russia sta cercando di convincere altri importanti Paesi produttori e consumatori di oro, come Venezuela, Cina, India e Perù, a sostenere questo nuovo scambio. Se la Russia riuscirà a ottenere il sostegno di altre importanti nazioni produttrici di oro, come il Venezuela e il Perù, il gruppo di Paesi potrebbe finire per controllare circa il 62% di tutto l’oro del mondo.

Il Venezuela, un altro grande produttore d’oro, è un potenziale concorrente per l’avvio di una propria borsa dei metalli preziosi. Ciò è dovuto in particolare al fatto che la valuta nazionale, il bolivar venezuelano, si è già svalutata molto a causa dell’impetuosa iperinflazione. Ciò ha creato un’enorme domanda di oro, soprattutto di oro fisico, che molte persone stanno utilizzando per pagare i servizi di base. Tuttavia, la situazione politica ed economica del Venezuela è probabilmente troppo fragile per poter sfruttare appieno i vantaggi di una nuova borsa dei metalli.

Anche il Brasile potrebbe decidere di seguire presto le orme di Russia, a causa della massiccia rete di estrazione illegale di oro, soprattutto nella regione amazzonica. Questo oro viene esportato in tutto il mondo, soprattutto in Europa. L’istituzione di una borsa ufficiale dei metalli preziosi potrebbe contribuire a legalizzare ulteriormente l’estrazione dell’oro e a destinare le entrate alle casse del governo invece che al commercio illegale.

 

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