ORO, PARABOLE E PROFEZIE

Il crollo di una delle principali piattaforme per lo scambio dei bitcoin, la moneta elettronica priva di banca centrale creata nel 2009, ha indotto qualcuno a catalogare questi ultimi come l’ennesima applicazione del meccanismo truffaldino noto come “schema Ponzi” .

Si tratta di una sorta di “catena di Sant’Antonio” che promette alti rendimenti per investimenti fittizi. In realtà i beneficiari di tali rendimenti sono solo i primi investitori e ovviamente, il promotore della catena che incamerano le sottoscrizioni degli investitori successivi, i quali rimangono invece privi non solo del rendimento promesso ma dell’intero capitale.

Per altri, invece, il bitcoin continua a essere una moneta costruita sulla fiducia della comunità di utilizzatori: il recente crack è legato a un crollo di fiducia degli stessi in un contesto limitato e non compromette la validità dell’intero impianto.

Al momento non si sa se vi sia stata truffa, e non si può neppure dire se la parabola dei bitcoin è destinata prematuramente al tramonto.

Quello che invece risulta certo è che tutte le monete nei sistemi monetari non fondati sull’oro, dunque anche il dollaro, dunque anche l’euro, e non soltanto il bitcoin, sono basati sulla fiducia.

La moneta che circola in un sistema economico, infatti, è essenzialmente credito: credito che i risparmiatori, ossia coloro che in un certo intervallo di tempo hanno prodotto più di quanto hanno consumato, fanno ai soggetti passivi, ossia a coloro che, simmetricamente, consumano o investono più di quanto producono.

E in quanto credito, la moneta si fonda su una materia sottile e delicatissima: la fiducia.

Ma fiducia in cosa, esattamente? Nella banca? I risparmiatori ritengono che sia così, che sia la banca a garantire i propri depositi, ma si tratta di una errata percezione, di un vero e proprio abbaglio.

La banca non ha oro nei forzieri a garantire i propri crediti, né alcuna attività produttiva in grado di dare contenuto reale alla moneta (a parte le eventuali garanzie reali ottenute sui prestiti erogati).

In realtà la fiducia è riposta, anche se inconsapevolmente, nel sistema produttivo (e sociale) perché è solo la vitalità del sistema che consentirà la restituzione dei crediti (e quindi determinerà il valore della moneta in quanto credito esigibile).

Fiducia nel fatto che oggi accetto delle banconote (dei pezzi di carta) o un bonifico (che è ancora meno, una scrittura elettronica, un impulso) in cambio di lavoro o di un bene reale, nella certezza (=fiducia) che domani, potrò usare lo stesso pezzo di carta o lo stesso impulso elettrico per acquistare beni e servizi da altri soggetti che, simmetricamente, compiranno lo stesso atto di fiducia.

E’ per questo che un sistema economico che perde di credibilità regredisce rapidamente verso il baratto: si accettano solo beni reali in cambio di altri beni e non ci si fida più a concedere credito accettando foglietti di carta contro beni e lavoro.

O per citare la profezia di Massimo Fini, nella prospettiva catastrofica di un sistema monetario che perde fiducia: “…considerato globalmente il denaro, metafora della modernità, è un colossale debito che abbiamo accumulato col futuro… Il giorno che il colossale volume del denaro in circolazione si presenterà all’incasso per essere convertito in beni, servizi e lavoro che non rappresenta più da tempo, il sistema crollerà” (M. Fini, Il denaro “sterco del demonio”, Marsilio).

Chi può dare veramente fiducia? Solo l’oro fisico!

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