Nel passato, il Monte Rosa e le sue valli circostanti hanno visto l’estrazione di diverse tonnellate d’oro, ma dal 1961 le miniere sono state ufficialmente chiuse. Esploriamo le ragioni di questa decisione e le eventuali prospettive per una riapertura.
L’estrazione
Nel Monte Rosa, non esiste un singolo giacimento d’oro, ma piuttosto un distretto aurifero con diversi giacimenti nelle valli circostanti, come la valle Anzasca o la valle Antrona. Questi giacimenti si sono formati nel corso di periodi geologici, con fluidi caldi che trasportavano quantità d’oro all’interno di fratture rocciose. Nel tempo, questo oro si è depositato formando vene e filoni. Il rendimento è di pochi grammi per ogni tonnellata di roccia estratta. Durante l’attività mineraria, questa quantità si aggirava intorno a 7 grammi per tonnellata, con rari casi di centinaia di grammi per tonnellata.
La storia delle miniere
L’attività mineraria sul Monte Rosa ha una lunga storia, iniziata tra il 1200 e il 1300 e con un boom significativo dalla metà del 1700. Lo sviluppo tecnologico dell’1800 ha permesso d’identificare zone particolarmente ricche d’oro, portando a una produzione di circa 200 kg tra il 1168 e il 1870. Questo periodo è stato uno dei più prolifici, seguito da un declino a partire dal 1875.
Le difficoltà e la chiusura
L’area è associata però anche a minerali come pirite e arsenopirite, ricchi di zolfo e arsenico. L’approfondimento dei filoni, oltre a renderli più difficili da raggiungere, ha aumentato la presenza di arsenico, complicando il trattamento del materiale estratto. Questo ha avuto un impatto ambientale significativo. Anche se a quel tempo, la sensibilità ambientale era diversa, si sono aggiunti problemi come i costi crescenti del trasporto e eventi tragici che hanno portato alla chiusura definitiva nel 1961.
Una possibile riapertura?
La decisione di riaprire una miniera dipende da vari fattori, tra cui il valore di mercato dell’oro e i costi di estrazione, inclusi quelli fiscali ed esplorativi. Anche se vi fosse abbondante oro e la vendita coprisse le spese, la riapertura potrebbe essere ostacolata dai costi e dalle sfide ambientali e burocratiche, specialmente considerando le miniere situate a circa 2000 metri di quota. Al momento quindi non si esclude del 100% una possibile riapertura ma la probabilità resta bassa.
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A cura dell’Ufficio Stampa di Confinvest GV