IL RALLENTAMENTO DELLA CORSA ALL’ORO DELLE BANCHE CENTRALI

La corsa all’oro delle Banche Centrali resta un incredibile fenomeno dell’ultimo anno. Le ingenti somme d’oro che sono entrate nelle riserve auree dei vari Paesi però sembrano diminuire.

Cosa sta succedendo?

Tutto il 2022 e l’inizio del 2023 ha visto numeri record per quanto riguarda gli acquisti d’oro da parte delle Banche Centrali. Ma i dati raccolti dal Fmi relativi al mese di marzo segnalano un rallentamento: l’incremento parla solo di 0,2 tonnellate, valore nettamente minore rispetto ai mesi precedenti.

Nel 2022 gli acquisti erano triplicati, con un aumento di circa 1.136 tonnellate, cifre che non si vedevano dal 1950. Tra questi numeri sono compresi anche gli acquisti “misteriosi”, quelli non comunicati ufficialmente, si parla di circa 500-580 tonnellate di lingotti d’oro, presumibilmente ricondotti a Russia e Cina. Il trend positivo è continuato anche all’inizio del 2023: 228 tonnellate accumulate, valore però già minore rispetto all’ultimo periodo del 2022.

La causa principale di questo cambiamento di rotta potrebbe essere il forte aumento del prezzo dell’oro. Già da metà marzo si parlava di un nuovo rally dell’oro causato dalla crisi bancaria, la situazione si è confermata con il picco del 4 maggio a 2.063 dollari l’oncia.

La frenata delle Banche Centrali non è legata solo alla diminuzione degli acquisti. I Paesi stanno portando avanti strategie diverse: mentre alcuni continuano ad acquistare (anche se in quantità minori), altri hanno iniziato a vendere una parte delle loro riserve auree. In particolare, Russia, Turchia e Kazakihstan stanno procedendo alle vendite, invece Cina, India e Singapore continuano a comprare.

C’è chi acquista…

La Cina nel mese di marzo ha acquistato 18 tonnellate d’oro, in sei mesi ha raggiunto le 120 tonnellate, portando le sue riserve auree a un totale di 2.076 tonnellate, pari al valore di 132 miliardi di dollari.

Singapore sta andando controcorrente, le riserve auree non venivano incrementate dal 2021, fino a quest’anno, nel quale ha acquistato 69 tonnellate, superando anche la Cina. Le scorte sono così volate a 1.222 tonnellate, aumentando del 45% in soli tre mesi.

Anche l’India ha continuato a comprare, anche se in maniera più parsimoniosa. Ha acquistato 7 tonnellate nel 2023, raggiungendo le 795 tonnellate, pari all’8,7% delle riserve totali al mondo.

…e chi vende

La Russia, che aveva smesso di comunicare i suoi movimenti a causa del conflitto con l’Ucraina, ha trasmesso i dati in merito agli acquisti del 2022, pari a 37,3 tonnellate d’oro. Quest’anno invece ha principalmente venduto, probabilmente tenendo conto del deficit di bilancio conseguente alla guerra. Mosca ha venduto circa 3,1 tonnellate d’oro a gennaio e altrettante a marzo.

Per la prima volta da novembre 2021 anche la Turchia ha venduto 15 tonnellate, dopo averne comprate 45 tonnellate tra gennaio e marzo. Stessa strategia per il Kazakhistan che ha venduto 20 tonnellate, per l’Uzbekistan che ne ha vendute 15 e anche per la Cambogia, Emirati Arabi e Tajikistan.

Il World Gold Council si è dichiarato positivo di fronte a questo lieve cambiamento: “Gli acquisti rimangono robusti e c’è poco a indicare che questo cambierà nel breve termine”.

 

Ogni Paese sta attuando la sua strategia in materia d’investimenti sull’oro, considerando le riserve attuali ed il prezzo dell’oro, che continua a sorprendere, raggiungendo cifre record.

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A cura dell’Ufficio Stampa di Confinvest GV