L’ORO IN TAVOLA

Siamo abituati a trovarlo in gioielleria, in banca o come ornamento del corpo, ma sicuramente non lo vediamo frequentemente nelle nostre tavole. È una pratica non comune ma è da diverso tempo che ormai si sente parlare di oro alimentare. Oggi l’oro in cucina è spesso legato all’alta pasticceria, ma gli storici hanno mostrato come venisse già usato in tempi molto antichi.

Storia

La storia dell’oro alimentare nasce dall’antica Cina ed Egitto, quando i faraoni facevano inserire la polvere d’oro nell’impasto del pane. Gli imperatori romani, invece, usavano far decorare le torte con foglie d’oro. In Giappone s’impreziosiva il liquore ed i piatti speciali con l’oro. Successivamente, nel corso del Medioevo e Rinascimento, l’oro veniva usato come guarnizione dei piatti sempre tramite la polvere e le foglie d’oro.

In età moderna, l’oro è stato poi riscoperto nell’alta cucina. In particolare, uno chef milanese Gualtiero Marchesi, propose un piatto che rivoluzionò nuovamente il modo di vedere l’oro in cucina. Il piatto in questione era il risotto oro e zafferano, variante del classico risotto alla milanese. Questo piatto fece talmente tanto successo che il mercato ritornò a trattare e commercializzare l’oro in cucina.

Nell’ultimo periodo, l’oro alimentare viene utilizzato soprattutto in alta cucina come guarnizione estetica per stupire i commensali.

Le proprietà nutritive dell’oro

Per poter inserire l’oro tra gli alimenti, è necessario avere una normativa che ufficializza che tale elemento non possa essere nocivo per l’organismo. Una direttiva riconosce nell’oro un colorante alimentare. In cucina l’oro viene utilizzato puro, per la precisione di 23-24 carati. Va anche sottolineato che l’oro è un alimento innocuo e privo di proprietà benefiche.

Ma quindi di cosa sa l’oro? Questo ingrediente nobile sembrerebbe essere completamente neutro in bocca, quindi non avere alcun tipo di sapore. Anche la consistenza pare essere irrilevante, questo è plausibile in quanto le quantità inserite nei piatti sono veramente minime.

Ultimamente sono state fatte nuove scoperte in merito al sapore dell’oro e si è iniziato ad arricchire il metallo giallo con specifiche aromatizzazioni, che possono cambiarne il gusto e renderlo un vero e proprio condimento. Nel 2015, l’azienda Giusto Manetti Battiloro, in collaborazione con Giotti, ha creato una linea d’oro e argento con aromi naturali di tartufo, lime e vaniglia ed ha proposto anche ai clienti personalizzazioni a piacere.

Le tipologie d’oro alimentare

L’oro che troviamo in cucina ha formati definiti, ognuno dei quali ha un impiego e un accostamento ben preciso.

Le foglie e lamine vengono usate per i risotti, dolci e come guarnizione dei piatti. La polvere è consigliata soprattutto nei liquori, cocktail e bevande. Le briciole, spirali e bastoncini vengono inseriti come guarnizione della portata. Infine, i fiocchi sono tipicamente indicati per creare impatto nella parte superficiale del piatto.

L’utilizzo di tali ingredienti richiede ovviamente una pratica sopraffina, soprattutto viste le minuscole dimensioni ed il rischio di spreco che nel caso del metallo giallo, comporta un notevole importo.

Quanto costa mangiare l’oro?

L’oro alimentare si può trovare sulle boutique di lusso ma anche nel commercio online.

I prezzi variano a seconda del livello di purezza, si parla di circa 150€ al grammo. Il prezzo è notevole, infatti si calcola che una torta da matrimonio decorata con l’oro alimentare, aumenti il prezzo di circa il 25%.

 

Ormai troviamo l’oro dappertutto, anche in tavola! Questo ci dimostra come continui ad essere protagonista delle nostre vite. Ma uno dei suoi principali usi rimane sempre quello di asset da investimento.

Noi di Confinvest, offriamo alla nostra Clientela, la possibilità d’investire in oro fisico tramite una una vasta offerta di monete e diversi tagli di lingotti.

 

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A cura dell’Ufficio Stampa di Confinvest GV