L’ORO AL CENTRO DELLA TERRA

Recenti studi hanno dimostrato che i vulcani sono fonte di giacimenti di metalli preziosi, tra cui l’oro. Questo tipo d’estrazione non è mai stata presa in considerazione data la complessità delle modalità di approvvigionamento, ma le nuove ricerche sembrano prospettare maggiore interesse per l’”oro dei vulcani”.

L’oro in natura

Come sappiamo bene l’oro è un bene limitato in natura ma la domanda del metallo giallo continua a crescere sempre di più. È per questo motivo che gli scienziati stanno lavorando per scoprire nuovi depositi del metallo nobile in natura.

In particolare, recentemente i geologi di Oxford hanno raccontato di un metodo particolare per estrarre oro ed altri minerali. Gli scienziati inglesi infatti, stanno puntando l’attenzione sui vulcani, che sembrerebbero nascondere grandi ricchezze.

L’oro è presente su tutta la crosta terrestre ma in particolare nelle rocce magmatiche e nei depositi alluvionali. Si trova in natura sotto forma di granelli di diverse dimensioni, tra cui le pepite. La crosta terrestre contiene circa 50 mila tonnellate di oro: una tonnellata di crosta terrestre ne contiene 4 mg e, per ottenerne un’oncia (31,103 grammi), sono necessarie oltre 5 tonnellate di roccia d’asportare e macinare.

Ma i residui d’oro che troviamo nella crosta terrestre derivano dai giacimenti primari, detti anche filoni o vene, che vengono erosi dagli agenti atmosferici e nel tempo, causano il trascinamento dell’oro a valle. Molti depositi di metalli preziosi che noi conosciamo si formano proprio dai vulcani, questo perché al momento dell’eruzione, il magma sale sulla superficie della terra. Una parte delle sostanze viene diffusa nell’atmosfera, mentre l’altra rimane nella crosta terreste, si raffredda e s’indurisce.

Ma come si crea l’oro nei vulcani?

Ad una profondità di circa due chilometri, sotto i vulcani si formano delle cavità piene di una soluzione liquida di metalli preziosi: oro, argento e rame.

Una ricerca dell’Università di Torino ha spiegato perché alcuni vulcani contengono grandi depositi di rame od oro mentre altri sono poveri di questi materiali. Questo studio potrebbe infatti essere di grande aiuto per individuare i depositi d’oro. “C’è una caratteristica che è comune a tutti i grandi depositi d’oro e di rame del mondo,” dice James Mungall, professore presso il dipartimento di Scienze della Terra. La particolarità in comune è che i giacimenti più ricchi si trovano dove la crosta oceanica, spinta sotto a un vulcano dalla tettonica a zolle, ha il tempo per iniziare a fondersi e rilasciare metalli, che formano depositi abbastanza vicini alla superficie da essere sfruttati minerariamente.

Tra i vulcani contenenti grandi depositi d’oro c’è proprio l’Etna. Secondo i vulcanologi l’Etna emana ogni giorno, insieme con zinco, rame, ferro e altro, circa 2,4 kg d’oro e 9 di argento. Ma i depositi auriferi dei vulcani, in particolare quelli siciliani, non sono mai stati sfruttati.

Secondo gli scienziati, quasi ogni vulcano spento o attivo contiene giacimenti di metalli preziosi in forma liquida. Questo significa che il metodo proposto per l’estrazione dell’oro ha buone prospettive.

Gli esperti spiegano come le risorse di questo materiale incandescente, possono essere estratte ad un costo inferiore rispetto al minerale che deve essere schiacciato e lavorato. Questa metodologia dovrebbe anche essere più sostenibile, in quanto meno invasiva per l’ambiente. Inoltre l’energia geotermica delle profondità calde, sembra possa ricaricare le attrezzature dei minatori d’oro, ottimizzando così le risorse a disposizione.

Le difficoltà d’estrazione

C’è però da dire che il motivo principale per cui l’oro contenuto nei vulcani non viene particolarmente sfruttato, è proprio la difficoltà d’estrazione. Per estrarre l’oro dal profondo dei vulcani, bisogna perforare dei pozzi fino a due chilometri di profondità. Inoltre è indispensabile avere a disposizione attrezzature in grado di funzionare a una temperatura di circa 450°C.

Le problematiche però non sono solo di natura tecnologica, ma anche ambientale. Bisogna tenere conto che l’estrazione del materiale concorre al rischio di eruzione vulcanica. La probabilità è molto bassa, ma non va comunque ignorata.

I risultati finora citati hanno impiegato 5 anni di studio degli scienziati, che si dicono pronti per la prima prova sperimentale, per questo stanno cercando il luogo migliore dove testare. La previsione degli esperti è quindi che lo sviluppo effettivo delle ricerche fatte sull’estrazione del metallo nobile dai vulcani, potrà iniziare tra 5 e 15 anni.

 

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