L’ORO DI NAPOLEONE

Abbiamo già al tempo parlato di questo tema ma date le numerose richieste, abbiamo deciso di riaffrontare l’argomento entrando nel dettaglio di alcune vicende, in particolare della storia del tesoro segreto di Napoleone in Russia.

È un mistero che coinvolge storici ed esperti da molti anni. I numerosi studi storici svolti nel corso degli anni dimostrano che il ricco tesoro conquistato da Napoleone dovrebbe ancora trovarsi in terre russe ma nonostante le molteplici ricerche e scavi effettuati, il tesoro non è ancora stato trovato.

La vicenda storica

Secondo gli studi fatti dagli storici, il saccheggio del tesoro misterioso compiuto da Napoleone risalirebbe al 1812. Per la precisione il 14 settembre quando, seppur provato dalle cruenti battaglie di Smolensk e di Borodino, l’esercito francese entrò a Mosca. In quel periodo i Russi avevano incendiato edifici, magazzini, approvvigionamenti, mettendo in atto la cosiddetta “operazione terra bruciata”. Napoleone dovette così constatare che sarebbe stato inutile occupare una città completamente deserta, senza quasi più nulla. Scelse di disporre la ritirata del suo esercito ma, prima di andarsene definitivamente, probabilmente per rabbia, decise di mettere in atto uno dei saccheggi più grandi di sempre.

Si potrebbe dire che ci fosse una sorta di carovana… o un vecchio esercito che faceva ritorno, con prigionieri e bottino, dopo una grande retata”. Così Phillippe Segur, appartenente allo staff di Napoleone e successivamente storico, descrisse l’immagine di quella lunga fila di carri durante la loro ritirata da Mosca.

Data l’incombenza delle forze russe, Napoleone fu costretto ad una rapida fuga. L’esercito però, appesantito dal grosso bottino, faticava a procedere, al punto che Napoleone fu obbligato a lasciare il tesoro ma ordinò di nasconderlo minuziosamente.

Il ricco bottino

Secondo alcune stime, il tesoro risaliva a circa 80 tonnellate d’oro. In particolare il tesoro rubato comprendeva: gioielli, candelabri, cornici e dipinti preziosi ma soprattutto una croce d’oro del Campanile di Ivan il Grande, la torre più alta del Cremlino di Mosca. Secondo alcune testimonianze, pare che Napoleone volesse sistemarla sul tetto del Residence degli Invalidi di Parigi, dove avrebbe creato un museo dedicato alle nazioni conquistate.

Secondo lo storico Aleksandr Seregin, nella capitale russa i francesi avrebbero saccheggiato circa 15.000 residenze. “Ma la cosa più disgustosa è ciò che hanno fatto nelle chiese e nei monasteri. Hanno portato via icone e rovinato gioielli… Hanno fuso l’oro direttamente sul posto, visto che all’epoca ogni chiesa era dotata di un forno. I metalli preziosi sono stati trasformati in lingotti, sui quali hanno impresso la lettera N. Tutto ciò è avvenuto nell’arco di un mese. Uno scempio che avrebbe inorridito lo stesso Napoleone: sembra infatti che sia stato proprio lui a pubblicare un decreto con il quale ordinava la fine di questi saccheggi”, ha dichiarato lo storico.

Le ricerche

La teoria più accreditata rimane che il ricco tesoro sia ancora in terra Russa.

Gli articoli menzionati – sosteneva Vladimir Poryvaev, esploratore e ricercatore russo – non sono mai stati venduti all’asta e non sono nemmeno mai apparsi in collezioni private. Ciò significa che il tesoro di Napoleone non ha mai lasciato la Russia. E che bisogna cercarlo qui”.

Numerosi esperti di ogni ambito professionale hanno tentato di scovare il misterioso bottino.

Secondo Segur i francesi avrebbero gettato questo tesoro nel lago Semlevskoe, nei pressi di Vyazma, a 300 chilometri a ovest di Mosca. La teoria di Segur sarebbe stata confermata anche successivamente dallo scrittore scozzese Walter Scott nel suo libro “La vita di Napoleone Bonapart, imperatore di Francia”.

La ricerca dell’oro nel lago Semlevskoe iniziò all’incirca nel 1830 dopo la pubblicazione del libro di Scott.

Parteciparono successivamente alle ricerche anche nel 1836 il governatore di Smolensk, Nikolaj Khmelnitskij e all’inizio del XX secolo l’archeologa Ekaterina Kletnova ma entrambi ne uscirono sconfitti.

Durante il periodo sovietico furono molti i tentativi di esplorare le acque del lago. La spedizione più organizzata si svolse alla fine degli anni Settanta ed ebbe come protagonista Andrej I., sommozzatore, oggi attore e presentatore tv, ma anche lui tornò a mani vuote.

Secondo Poryvaev bisognerebbe cercare anche vicino al fiume Berezina (oggi Bielorussia), dove l’esercito francese ebbe un duro scontro con quello russo, che provocò non solo molte vittime ma anche la perdita di molti beni rubati in Russia. La teoria di Poryvaev ha riscontrato successo e negli anni successivi sono state organizzate ricerche nei luoghi da lui indicati, la più importante nel 2012. Ma anche questa volta i ricercatori non trovarono niente.

Nonostante le numerose ricerche il tesoro saccheggiato da Napoleone rimane ancora nascosto da qualche parte e quindi il mistero resta ancora irrisolto.

 

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A cura dell’Ufficio Stampa di Confinvest GV