SANZIONI RUSSIA: È IL TURNO DELL’ORO

La politica delle sanzioni attuata da alcuni Stati nei confronti della Russia continua: dopo carbone, petrolio e gas; in questi giorni il G7 ha diffuso la notizia di un probabile  divieto alle esportazioni di oro dalla Russia.

Lo stop delle esportazioni riguarderà solo l’oro di nuova estrazione o già raffinato. Non varrà per l’oro acquistato legittimamente ed estratto prima dell’entrata in vigore del divieto.

La mattina del 27 Giugno, il G7 ha pubblicato il comunicato ufficiale: “Al fine di intensificare ulteriormente le nostre misure economiche contro la Russia, ci impegniamo collettivamente ad adottare le seguenti misure nei giorni e nelle settimane a venire…  Siamo determinati a ridurre le entrate della Russia, anche per quanto riguarda l’oro”.

La strategia del G7

Il principale obiettivo dei Paesi del G7 è quello di colpire una delle più importanti risorse per la Russia. “Colpiremo al cuore della macchina da guerra di Putin”, dichiara il primo ministro britannico Boris Johnson. Lo stop dei Paesi del G7 a importare oro dalla Russia priverà il Paese di circa 19 miliardi di dollari l’anno. Una privazione significativa”, ha invece spiegato il segretario di Stato Usa, Anthony Blinken.

Il blocco dell’oro colpirebbe soprattutto gli oligarchi russi che in queste settimane hanno utilizzato il metallo per convertire i propri beni, cercando di sfuggire alle sanzioni della NATO. La maggior parte del metallo giallo viene acquistato dalle banche commerciali russe che lo vendono all’estero o alla Banca Centrale Russa. Quest’ultima, infatti a febbraio, aveva affermato di voler riprendere gli acquisti di oro sul mercato per dare solidità alla propria valuta.

Le riserve auree russe sono state finora il principale asset per aggirare le sanzioni. Un esempio è quello che è successo in Svizzera a maggio quando sono entrate 3,1 tonnellate di oro russo, per un valore di quasi 200 milioni di franchi. Lingotti destinati ad essere fusi, per i quali è stata aperta un’inchiesta.

I primi paesi a mettere in pratica la decisione del G7 saranno Regno Unito, Canada, Stati Uniti e Giappone. Downing Street ha affermato: “Londra è uno dei principali centri di scambio dell’oro a livello mondiale e le sanzioni britanniche, che saranno le prime del genere ad essere applicate contro la Russia in tutto il mondo, avranno un impatto enorme sulla capacità di Putin di raccogliere fondi”.

Il Regno Unito è tra i principali acquirenti dell’oro russo, solo nel 2020 ha assorbito oltre il 90% delle esportazioni provenienti da Mosca. Nel 2021, il 28% delle esportazioni dell’oro russo sono state destinate al Regno Unito per 15 miliardi di dollari, secondo i dati di Un Comtrade.

Il mercato aureo russo

Mosca ha una delle riserve auree più grandi del mondo, con un valore stimato di oltre 140 miliardi di dollari. La Russia è considerata il secondo produttore globale di oro, grazie ad un 10%, del totale estratto annualmente.

Le disponibilità auree russe sono esplose dopo l’annessione della Crimea nel 2014 e il metallo prezioso è un’importante risorsa per la Banca Centrale, soprattutto dopo le precedenti restrizioni imposte dall’Occidente.

Secondo l’Amministrazione Usa, dopo l’energia, l’oro è la seconda materia più esportata dalla Russia. Considerando che nel 2020, il 90% della produzione russa è stata destinata proprio ai Paesi del G7.

Secondo i dati del World Gold Council, le riserve auree in Russia sono rimaste invariate a 2.301,64 tonnellate nel primo trimestre del 2022, rispetto agli ultimi quattro mesi del 2021.

Le conseguenze sul mercato dell’oro

La notizia del divieto delle esportazioni in Russia ha avuto conseguenze positive per le quotazioni dell’oro, che ha visto un rialzo rilevante.

L’esclusione dell’oro russo da parte del suo maggior mercato di sbocco, quello del Regno Unito, potrebbe sostenere ancor più le quotazioni del metallo giallo, in un prossimo futuro.

 

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A cura dell’Ufficio Stampa di Confinvest GV