L’oro di Dongo

Oggi con questa nostra  breve newsletter, entriamo in punta di piedi in una vicenda dai contorni  tragici, storici e confusi, anche se dopo quasi 80  anni, questi elementi fondamentali sembrano sopiti.

Di cosa parliamo?

Si tratta di un episodio passato alla storia, con una denominazione quasi leggendaria: “l’oro di Dongo”.

Tutto quanto si riferisce all’oro, nostro essenziale elemento di vita societaria, ci entusiasma e pertanto ci incuriosisce.

Nelle nostre news letter, siamo passati dall’oro dei pirati, all’oro dei faraoni,  dall’oro in cucina, alle illusioni degli alchimisti e tanti altri argomenti inerenti: ”l’oro di Dongo”, non poteva non coinvolgerci.

Senza entrare in alcuna valutazione  politica, necessiterebbe capire le motivazioni che hanno indotto  la colonna tedesca, con a bordo Benito Mussolini, a fermarsi su quel lato del lago di Como, in quel pomeriggio del 17 Aprile del 45,  nelle vicinanze di Dongo.

Molto raramente si narra di un fondamentale, ma poco conosciuto, episodio.

Di fronte a Dongo, dall’altra parte del lago di Como,  ancora in perfetto stato di efficienza,  esiste una polveriera con, sul terrazzo,  quattro cannoni, ancora molto ben conservati, rivolti a Nord.

Trattasi della polveriera denominata “ Del Forte Montecchio Nord” a Colico, in una posizione dominante e costruita dal 1912 al 1914 e che ha avuto un ruolo molto importante, nello storico episodio.

Dopo il fuggi fuggi generale e lo sgretolamento del nostro Esercito, in questa polveriera  ci rimasero solo  due sottufficiali, che alla vista, sulla parte opposta del lago, della colonna tedesca, spararono due colpi di cannone. Uno finì sulle alture di Dongo e l’altro s’inabissò nelle acque del lago.

Questi due colpi di cannoni convinsero i tedeschi ad una sosta, con le conseguenze che conosciamo.

Per inciso, consigliamo una visita a questa polveriera in Colico, scavata nella roccia ed ora museo. Esempio storico di una vera caserma – polveriera di quel periodo. Colico è un ridente paese, alla fine del lago di Como, sulla destra,  conosciuto ora per la buona cucina , in particolar modo per i pizzoccheri.

A quanto ammontava l’oro ?

Ma a quanto ammontava il valore l’oro, dei preziosi e del denaro dei militari tedeschi che trasportavano Mussolini?  Tra oro e denaro anche i gioielli di Claretta Petacci.

Nessuno è mai stato in grado  di indicarne un valore preciso, però di parte del tesoro, almeno dell’oro, si possono seguirne delle tracce.

Dopo un fenomeno di spoliazione, ovvero un vero “assalto alla diligenza”, il rimanente fu sequestrato dalla 52° Brigata Garibaldi.

Successivamente si ha certezza che almeno 36 Kg. di oro, vennero portati, ai primi di maggio del 45, da Dongo a Como, a disposizione  della Federazione locale del Partito Comunista.

Molta confusione storica nella gestione di questo oro, ma da una dichiarazione, al tempo, del Tesoriere del Partito Alfredo Bonelli, si presume che parte di questo oro, venne portato a Valenza e venduto ad un Banco Metalli. Nel 1949 fu rinviato a giudizio Dante Gorreri, esponente di spicco di quella Brigata Partigiana per aver preso in consegna e poi, in parte, fatto sparire.

In un processo presso la Corte d’Assisi di Padova, si cercò di risalire ai fatti, ma con relativi risultati, tra suicidi e false dichiarazioni.

Solo Massimo Caprara, Segretario di Palmiro Togliatti, dichiarò che i valori recuperati nella vendita, vennero fatti pervenire nelle risorse del Partito Comunista ed utilizzato per acquistare il palazzo di Via Botteghe Oscure in Roma, che divenne poi Sede nazionale del Partito.

Nel Dicembre del 1949  e successivamente in Aprile del 1957, la Magistratura si occupò della vicenda e relativa sparizione.

Successivamente  però con il meccanismo della prescrizione ed immunità parlamentare, tutti gli imputati ed attori coinvolti, furono prosciolti.

Tra storia, diligenze, omicidi ed indagini, l’assoluta verità sull’oro di Dongo, non fu completamente e volutamente mai chiarita.

L’oro di Confinvest ha  invece una gestione molto più trasparente, che si concretizza, dal 1983, in forme d’investimento in oro fisico (monete e lingotti) ed una gestione operativa molto razionale nella monetizzazione di oro proveniente da patrimoni familiari.

 

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A cura dell’Ufficio Stampa di Confinvest  GV

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