L’ORO e gli alchimisti

Nei tempi si cercò in maniera assidua la “pietra filosofale” che, per mezzo di complesse alchimie, avrebbe trasformato in oro, al solo contatto, qualsiasi altro metallo.

L’alchimia ha sempre rappresentato una tappa nella storia del pensiero umano e nella vita del prezioso metallo.
Nulla si sa delle origini del termine alchimia. Forse derivante dall’arabo “alk ymia”, ovvero magia nera.

Nella storia possiamo intravedere che il fenomeno nasce, in periodi molto lontani, in Egitto ed in Cina, dove famosi “maestri del fuoco” erano considerati depositari dei segreti dei metalli.

Fabri e Maghi nelle relative lavorazioni.

Il loro obiettivo fu dunque quello di scoprire la pietra filosofale, di cui però si ignora se la intendessero come un sasso, una polvere od una tintura.

La pietra filosofale avrebbe dovuto essere l’agente trasformante, grazie al quale un comune metallo, si sarebbe trasformato in oro.

Le dottrine alchimistiche si evolsero in diverse fasi; dall’alchimia come tecnica, come filosofia e come religione.

 

L’alchimia e l’oro

Il pensiero era basato sulla ricerca  di un principio unico e originario per tutti i fenomeni naturali. Proponevano e divulgavano che tutte le cose dell’universo erano formate unicamente da quattro elementi: fuoco, terra, aria ed acqua.

Tra gli elementi storici a noi pervenuti, solo l’alchimia islamica è meglio documentata per molti testi antichi, recentemente tradotti. La filosofia degli alchimisti islamici diede un grande contributo all’ermetismo alchemico, analizzando gli elementi secondo le quattro qualità base, ovvero il caldo, il freddo, il secco e l’umido. Secondo la loro teoria, dato che in ogni metallo si presumeva ci fossero queste caratteristiche due interne e due esterne, mescolando le quantità di un metallo, si sarebbe ottenuto un altro metallo.

Magia, religione, medicina, astrologia ed alchimia, operarono in una sorta di simbiosi legate le une alle altre, in modo inestricabile.

Molteplici gli obiettivi che si proponevano gli alchimisti, tra i quali conquistare l’onniscienza, raggiungendo il massimo della conoscenza in tutti i campi del sapere, sempre generare e prolungare la vita e la trasformazione delle sostanze e dei metalli, ovvero sempre alla ricerca della pietra filosofale.

L’alchimia, oltre ad essere una disciplina chimica, implicava un’esperienza di crescita ed una liberazione fisiologica del ricercatore. Un simbolismo esoterico, che ha messo in luce il significato intrinseco del lavoro alchemico, ovvero una ricerca spirituale.

Una coscienza metafisica, con connotati mistici e soteriologici.

Ma il declino  dell’alchimia fu causato dalla nascita della scienza moderna, con richiami a rigorose sperimentazioni scientifiche ed al concetto del materialismo. L’inizio delle investigazioni chimiche, rilevò la futilità delle ricerche alchemiche e della pietra filosofale.

 

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A cura dell’Ufficio Stampa di Confinvest GV