L’ORO IN CUCINA

L’oro come ingrediente nei piatti serviti a tavola, affonda le sue radici già nella civiltà egizia.

Archeologici hanno rilevato una produzione di pane, con componenti aurei, destinati alla celebrazione di cerimonie religiose.

Si ha certezza che nella Roma Imperiale in cucina c’era abbondanza d’oro, divenuto un vero e proprio costume, come termometro sociale.

Idem tra le corti Medioevali e Rinascimentali, periodi storici in cui, chi ne aveva possibilità, ostentava opulenza con sfarzo sulle proprie tavole riccamente imbandite.

Necessita comunque precisare che l’oro è, ingerito in piccole quantità, commestibile, senza alcun odore.

In epoche passate gli antichi Romani ed i nobili nel Medioevo, preparavano e presentavano enormi quantità di cibo, allestendoli con foglie d’oro.

L’oro in cucina, anche nei tempi Rinascimentali divenne sinonimo di esaltazione del lusso e dello sfarzo.

 

Ricette e banchetti d’oro

Storici ci informano che in un banchetto del Duca Milanese Galeazzo Visconti, per celebrare il matrimonio con Violante Visconti, abbia voluto sedici portate, tutte ornate e ricoperte d’oro.

Addirittura Leonardo Da Vinci, fu coinvolto come “cerimoniere” nelle nozze tra Gian Galeazzo Sforza ed Isabella d’Aragona ed in un componimento a lui attribuito si descrive che durante il pranzo nuziale, venne servito, tra le varie vivande, un agnello tutto ricoperto di foglie d’oro.

Da epoche più antiche ad epoche molto più recenti, non possiamo non soffermarci sul “risotto d’oro” di Gualtiero Marchesi.

Nel 1981, il celebre chef realizzò il famoso risotto, che suscitò tanto interesse, a livello internazionale.

L’oro ritornò così in pianta stabile nelle cucine più esclusive.

L’abbinamento oro-zafferano di Gualtiero Marchesi, non è stato casuale od innovativo, in quanto già nelle Corti medievali, veniva usato lo zafferano, comunque molto costoso, per decorare ed elaborare le vivande, in quanto il colore risultava e risulta molto vicino all’oro.

Sulla scia di Gualtiero Marchesi, anche altri chef hanno iniziato ad usarlo in prestigiose cucine.

Dalle bistecche dorate dell’imprenditore turco Salt Bae, alla pizza di Domenico Crolla in Scozia, alla marmellata della Società Inglese F. Duerr & Son, fino ad un raro Whisky e ad uno Champagne negli anni 1970.

Non entriamo nel merito  sotto l’aspetto nutrizionale, ma questo elemento non presenta controindicazioni per l’organismo, in quanto considerato innocuo, inerte …però, purtroppo, insapore.

In medicina si trova in una particolare applicazione per combattere l’artrite reumatoide.

L’oro di Confinvest non ha certo proprietà curative sul fisico, né intendiamo proporlo per un sugo o ad altra pietanza, ma lo riteniamo un rimedio contro alcuni “mali” finanziari, ovvero a difesa del prossimo processo inflattivo e contro la perdita del potere d’acquisto.

Relativamente al galoppante arrivo dell’inflazione, la recente notizia della percentuale Ue al 5%, alla più alta percentuale negli USA ed ai rincari in arrivo.

Per  il comparto pasta, si presumono aumenti  oltre il 35%, senza soffermarci sui rincari energetici, che colpiranno tutte le famigli italiane.

 

La realtà Confinvest

Per difendere i risparmi, Confinvest dal 1983, propone investimenti in oro fisico (monete e lingotti), con una base di un buon 15%, sul mobiliare posseduto.

Confinvest, che opera su tutto il territorio nazionale, è l’unica Società di settore, quotata in Borsa.

Esperti e consulenti di Confinvest, sono a disposizione per proporre e trovare gestioni dinamiche a tali operazioni d’investimento, sempre in esenzione IVA a seguito della Legge 7/2000.

 

Oro, sempre oro.

Oro, sempre Confinvest

Oro, al n. 028645  5047

 

A cura dell’Ufficio Stampa di Confinvest GV