Inflazione in arrivo?

Da alcuni mesi, il dibattito finanziario sul tema dell’inflazione è tornato all’attenzione.

L’avvento della pandemia ed i suoi sviluppi, oltre alle problematiche sanitarie, hanno impattato in modo notevole anche sullo scacchiere macroeconomico.

Se durante il 2020 l’inflazione è calata, nei primi mesi del 2021 ha cominciato ad assumere un movimento contrario.

Quali sono i rischi legati all’inflazione? Perché è importante tutelarsi?

Inflazione: una deriva da considerare

In Europa ed in America, le Banche Centrali hanno condotto politiche monetarie ultra espansive. Per gestire la crisi ed erogare pacchetti di aiuti, la stampa monetaria ha iniettato nel sistema forti dosi di liquidità.

Questo modello di gestione, potrebbe in futuro avere conseguenze sui prezzi al consumo, anche se in Occidente questi effetti non sono ancora rilevabili. Si cominciano a registrare, comunque, i primi segnali.

Al di fuori dell’Occidente, soprattutto in Africa ed America Latina, la situazione inflattiva è molto difficile.

L’Argentina ha chiuso il 2020 con un tasso di inflazione del 36%. Lo spettro di una nuova crisi economica infesta anche altre nazioni, come ad esempio la Russia. Il Paese alla guida di Putin sta vivendo un momento complesso a causa del Rublo debole e dell’aumento dell’inflazione.

La Reserve Bank of India, Banca Centrale Indiana, sulla falsa riga delle colleghe d’Occidente, ha deciso di estendere la politica accomodante. L’obiettivo, in questo caso, è quello di sostenere la crescita. Tuttavia, lo spettro dell’inflazione rimane un possibile esito di queste scelte politiche.

Vi sono poi i casi più critici, come quelli dello Zimbabwue e del Venezuela.

Inflazione nello Zimbabwe

Il secondo, in particolare, detiene il primato a livello mondiale: il Venezuela è il paese con il più alto tasso di inflazione al mondo.

Inflazione in Venezuela

Insomma, l’inflazione è un evento reale ed è importante sapersi tutelare dalle sue possibili conseguenze.

La posizione degli investitori

All’interno di questo scenario, sono soprattutto i bond e le obbligazioni a perdere il proprio appeal.

Gli investitori, visto il possibile scenario inflattivo alle porte, preferiscono spostarsi su asset reali e beni fisici.

Uno di questi è sicuramente l’oro fisico. Nelle scorse settimane, la forza del dollaro e l’aumento dei tassi di interesse USA hanno pesato sulle quotazioni dell’oro.

Cionondimeno, la diminuzione nel prezzo di acquisto di monete e lingotti d’oro ha favorito gli investitori, che hanno approfittato della situazione per aprire posizioni in oro fisico o incrementare le loro riserve.

D’altra parte, l’oro fisico è sempre stato un bene capace di resistere all’inflazione.

Secondo gli analisti, la percentuale ottimale da detenere in portafoglio può variare dal 10% al 15%, sul mobiliare posseduto.

Amarcord: l’inflazione in Italia e il ruolo delle Sterline d’oro

In Italia, dal 1973 al 1984 l’inflazione risultò molto alta. Secondo le stime di Banca d’Italia, in 11 anni non scese mai sotto il 10%.

Proprio in quegli anni, il mercato dell’oro da investimento registrò un’importante crescita. Il risparmio e gli investimenti vennero gestiti attraverso la tesaurizzazione di monete e lingotti d’oro.

Le Sterline d’oro Elisabetta II, in particolare, furono molto negoziate. Le monete coniate dalle varie Zecche Inglesi, il cui contenuto di oro fino è di 7,32 grammi, divennero il simbolo dell’asset di copertura dal rischio per eccellenza.

La potenziale svalutazione del denaro, infatti, richiese nuove strategie di allocazione della liquidità. Le monete da investimento, per la loro commerciabilità e facilità gestionale, si imposero in breve tempo come migliore alternativa alla liquidità.

Ancora oggi, nelle cassette di sicurezza, è possibile trovare quantitativi rilevanti di monete d’oro (e lingotti), a dimostrazione che l’oro è sempre stato considerato simbolo della salvaguardia dei propri risparmi.

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