Dollars For OIL è ancora sostenibile?

La caduta del King OIL non è solo un fatto di mercati finanziari, di una commodity, di un bet andato male per qualche hedge fund, ETF o massa di retail. È qualcosa di più.

Il grafico dell’US OIL (WTI) degli ultimi 80 anni è eloquente. Prezzi così bassi, in valore reale, non si sono mai visti in 80 anni.

Grafico WTI in USD a valori reali

La partenza del grafico è subito dopo la riforma del sistema monetario adottata con gli accordi di Bretton Woods nel 1944. La sola convertibilità dell’oro era possibile coi Dollari (USD). L’economia stava uscendo dalla Seconda Guerra Mondiale, con al centro un’innovazione tecnologica nella quale il petrolio, l’OIL, era il perno dello sviluppo globale. La produttività in questi 80 anni è stata incrementata esponenzialmente soprattutto grazie all’innovazione tecnologica OIL centrica.

Poter gestire gli scambi internazionali basati sull’OIL era strategico per detenere potere internazionale. Imporre o far accettare la propria valuta FIAT come mezzo di scambio, e riserva, per la gestione dei commerci del petrolio era, ed è, una strategia politico-economica basilare per affermare una potenza internazionale sullo scacchiere geopolitico mondiale. Il termine Petroldollari ed il “Petroldollar system”, infatti, si manifestò esplicitamente al mondo esattamente in seguito, nel 1971, all’abbandono del fake gold standard, dove gli USA ammisero, implicitamente al mondo in un 15 agosto, che di oro dietro ai dollari, petroldollari, in circolazione, non ce ne era abbastanza per garantire il cambio GOLD/USD prefissato.

Da allora il prezzo dell’OIL in dollari cominciò una corsa, volatile, ma esponenziale in termini nominali, fino a raggiungere picchi oltre i 100 USD al barile. La potenza e influenza di chi può emettere ex nihilo la moneta di conto per gli scambi internazionali del petrolio era perciò massima. La sete di petrolio e l’arricchimento dei paesi produttori dello stesso, molte volte monarchie assolute conniventi per forti interessi economici con chi la base monetaria la batteva, ha creato un modello del petroldollar system che ha governato gli ultimi 50 anni.

Oggi, i prezzi dell’OIL che collassano, in un periodo, non solo dominato dal COVID-19, ma dominato, sin dalle Primavere Arabe, da molte tensioni internazionali, cosa può far dedurre? Soprattutto notando le tensioni più accese tra Paesi produttori di Petrolio e chi, la base monetaria del Petroldollar System la gestisce.

La debolezza del gestore della base monetaria internazionale è quindi legata a doppia mandata, ma allo stesso tempo da un labile filo, ai destini dei prezzi dell’OIL? Cosa implicano prezzi del petrolio ai minimi? Una grande debolezza del sistema monetario Dollarocentrico in cui viviamo oramai dal 1971, per non dire dal 1944?

In tutto questo la mossa del crollo sui prezzi del petrolio, in particolare del WTI che su alcune scadenze dei future è andato addirittura in territorio negativo (un non-sense economico o quasi), cosa comporta? Uno scacco al Re oggi può essere molto molto più facile da ottenere con l’OIL vicino ai 10 USD al barile che con un OIL a 100 USD al barile.

Se il COVID-19 sia stata la vera causa o il pretesto per riuscire a mettere sotto scacco un sistema ormai quasi secolare di gestione del denaro, potrebbe non essere immediato determinarlo. Certo è che la difesa immunitaria del sistema FIAT basato sull’USD, oggi, sta vivendo il periodo più critico e più debilitante da quando è nato. Tutto iniziò dal GOLD in USD per poi tramutarsi in pura fiducia grazie all’OIL. Ora, cosa può ci si può aspettare dal sistema monetario con un OIL lanciato dalla finestra? Qualcuno che desidera mettere in scacco la potenza del dollaro americano ha ora la porta spalancata, ancorché, come mostra la necessità di utilizzo di SWAP di USD dalla FED verso il resto del mondo, la domanda, per ora, del greenback (usiamo il nome giusto) è elevata.

Le incertezze verso il sistema monetario da parte di chi tiene al potere d’acquisto della propria liquidità ha solo una risposta: GOLD.