LE STERLINE ORO DELLA SANTA SEDE

“Noi avevamo comprato il dollaro a 19 lire e ce lo siamo ritrovati a 570 lire: avevamo comprato le sterline oro a 92 lire e ce le siamo ritrovate, alla fine della guerra a 7.000 lire”

Questo un estratto della Conversazione di Massimo Spada con il giornalista Benny Lai del 3 aprile 1979.

Forse in pochi sono a conoscenza della lungimiranza della gestione delle finanze vaticane alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale.

Una gestione che ha permesso alla Santa Sede di preservare il proprio patrimonio minacciato dall’inflazione monetaria creata per finanziare la Seconda Guerra Mondiale.

Come riportato dal Dott. Panerai nel suo libro “Lampi sulla Santa Sede”, e ripreso anche ultimamente nel redazionale “Orsi e Tori” sul settimanale Milano Finanza, il destino dell’obolo di San Pietro è stato per quel periodo legato alle sterline oro.

“Venti di guerra già sibilavano per le dichiarazioni e le aggressioni di Adolf Hitler, e Pio XII, principe Pacelli, cominciò a preoccuparsi di che cosa sarebbe successo all’ingente liquidità di cui il Vaticano disponeva, grazie all’Obolo di San Pietro, cioè alle elemosine che i fedeli facevano e fanno provenire da tutto il mondo in tutte le valute immaginabili.

Con la sua cultura anche economica, il Papa sapeva che la guerra avrebbe sicuramente svalutato buona parte di quella liquidità e quindi convocò nel suo appartamento principesco il segretario amministrativo dello Ior (Massimo Spada ndr), che fra gli altri compiti aveva quello di gestire l’Obolo. Dando del tu al suo banchiere, Papa Pacelli gli pose una domanda secca: «Massimo, cosa facciamo della liquidità che abbiamo e che la guerra prossima sta minacciando?».

Spada, che non conosceva il tema della convocazione improvvisa, chiese a Sua Santità ventiquattro ore di riflessione. Il giorno dopo domandò alla segreteria del papa di essere di nuovo convocato e sviluppò la sua analisi, che portava a una conclusione univoca: tutta la liquidità dell’Obolo doveva essere convertita in sterline oro, che oltre ad avere un valore facciale ne avevano uno materiale, legato all’andamento del metallo prezioso.

Il papa fu subito d’accordo e in pochi giorni l’operazione fu compiuta. Durante la guerra, solo una piccola parte di quel tesoro in sterline oro fu usata per le necessità del Vaticano, che comunque continuava a ricevere l’Obolo dai fedeli di tutto il mondo, anche se ovviamente in misura ridotta.

Nel’ 45, alla fine del conflitto, quando anche i rapporti di cambio fra le valute ripresero un ritmo più regolare, il papa riconvocò Spada per fare il punto sulle disponibilità liquide del Vaticano. La scelta di cambiare tutta la liquidità anteguerra in sterline oro aveva permesso non solo di proteggere adeguatamente il valore di quel denaro, ma anche di moltiplicare tale valore per numerose volte rispetto al dollaro e alle altre valute forti, compresa la sterlina cartacea. Il patrimonio era diventato poi enorme rispetto alla povera liretta e alle amlire emesse sotto l’amministrazione americana.

Il papa si congratulò con Spada, e aggiunse: «Caro Massimo, qui abbiamo un tesoro insperato, ma non possiamo dimenticarci di essere italiani; dobbiamo quindi fare qualcosa per questo povero paese che esce distrutto dalla guerra».”

Questo aneddoto, poco conosciuto, ma non marginale per i risvolti successivi, permette di capire il grande ruolo caratterizzante del metallo giallo: Salvaguardare il risparmio da caos sociopolitici ed economici.