Dollaro vs Oro: il Cremlino quadruplica le riserve d’oro e liquida dollari.

Oro, sempre al centro dell’attenzione nell’asset allocation delle Banche Centrali.

Il crescente indebitamento degli Stati Uniti con le politiche di spesa di Trump, può essere un altro elemento dell’aumento del prezzo dell’oro.

Infatti le ultime misure intraprese dalla Russia contro gli USA sono l’esempio di come la de-dollarizzazione sia una minaccia reale che mette in discussione il predominio del dollaro nel mondo.

Preferendo l’oro al dollaro Usa, il piano di Vladimir Putin è chiaro e prevede l’indebolimento della potenza americana, nemico dei russi dai tempi della Guerra Fredda.

L’oro in possesso della Russia è salito di 1 milione di once in febbraio, raggiungendo i massimi storici.

Questo grande incremento, dimostra come Mosca sta sviluppando una grande strategia di diversificazione delle riserve.

L’obiettivo della Russia è sviluppare una forza monetaria internazionale volta a diminuire la dipendenza dal sistema Dollaro e quindi Stati Uniti.

Anche le altre Banche centrali, in particolare quelle dell’Est, tra cui la Cina stanno accumulando riserve auree.

Tali ritmi di accumulo di oro non si vedevano da mezzo secolo, da quando Nixon annunciò la fine del Gold standard.

Se anche la Banca Centrale Europea e le altre principali Banche Centrali, oltre a Russia e Cina, iniziassero ad adottare tale diversificazione delle riserve, l’appetibilità del dollaro americano ne uscirebbe compromessa. Il primo step in questa direzione lo sta effettuando il comitato di Basilea, non tanto per diversificazione delle riserva ma, soprattutto, per una riduzione del rischio.

Nel frattempo l’oro continua, pur con un minimo di volatilità, ad apprezzarsi in maniera costante.

Il metallo giallo potrebbe raggiungere come target finale anche la successiva resistenza statica lasciata in eredità dai massimi registrati nel post Brexit a 1.375 dollari l’oncia.