Euroscetticismi ed aumento del deficit pubblico. Come tutelarsi?

La strada è ormai segnata, sta emergendo sempre di più una volontà politica del probabile nuovo governo di affrontare il tema del debito pubblico italiano a fronte di una necessaria politica in deficit per finanziare il programma politico.

Le soluzioni proposte sono molto forti ed in discontinuità con tutto l’assetto monetario dell’Unione Europea definito sin dal secolo scorso.

Una possibile richiesta di uscita dall’Euro, un aumento del deficit sopra il 3% definito dal Patto di Stabilità ed infine la richiesta di una cancellazione del debito detenuto dalla BCE (via Banca d’Italia), sono i temi più discussi in questo momento.

La strategia che sembra delinearsi ha un approccio molto drastico, che richiede una profonda riflessione da parte di tutti i risparmiatori per capire gli impatti ed i rischi sui loro risparmi.

Prima riflessione

Un aumento del deficit, senza rispetto del Patto di Stabilità, quali effetti potrebbe avere?

Innanzitutto, richiederebbe discutere e negoziare con l’Unione Europea lo sfondamento, anche importante, del tetto del 3%. Qualora non si raggiunga un accordo il Governo italiano dovrebbe rinnegare gli impegni presi in campagna elettorale oppure proseguire verso un’uscita dall’Unione Europea e dall’Euro.

Gli impatti negativi sul prezzo dei titoli di Stato Italiani potrebbero essere molto forti.

Maggior deficit non solo implicherebbe un aumento del costo di emissione di nuovi titoli, ergo maggiori interessi, ma provocherebbe forti perdite alle Banche Italiane che possiedono circa il 25%-30% del totale del debito pubblico italiano.

Tale impatto indebolirebbe ulteriormente un sistema bancario che negli ultimi anni ha mostrato molta fragilità. Che ne sarebbe dei depositi degli Italiani? Sono a rischio?

Seconda riflessione

È necessario ricordare che i depositi degli Italiani nelle Banche Italiane ammontano a circa 1.000 Miliardi. Cosa succederebbe al potere d’acquisto di questi depositi con un uscita dall’Euro?

Una conversione in Euro di serie B o Nuova Lira comporterebbe una svalutazione immediata, probabilmente anche maggiore del 30%, nel confronto dell’Euro, Dollaro, Sterlina con evidenti impatti sul potere d’acquisto già nel medio/breve termine.

L’aumento dei prezzi, pensiamo alla benzina ed ai beni importati nel nostro territorio, non tarderebbe ad arrivare.

Un’inflazione, intesa come aumento dei prezzi, massacrerebbe i risparmi di ognuno. La svalutazione, di circa il 30%, potrebbe essere definita come una tassa “occulta” da pagare per la “gestione valutaria” scelta dalla classe politica.

Conclusioni

La tutela della proprietà e del potere d’acquisto del proprio risparmio è molto importante. Soprattutto in un momento nel quale sono presenti diversi fattori politici critici che ogni risparmiatore deve avere ben presente.

Uscita o meno dall’Euro, possibilità o impossibilità di effettuare maggiori deficit per finanziare le promesse elettorali, sono scenari da considerare necessariamente.

L’aumento del deficit e del debito pubblico ha il seme di una nuova crisi sui Titoli di Stato, mentre l’uscita dall’Euro o dall’Unione Europea racchiude un enorme potenziale di svalutazione del risparmio liquido.

A prescindere da quello che accadrà, è necessario posizionarsi per tempo al fine di minimizzare i rischi.

Qualora un’uscita dall’Euro non sia possibile, come nemmeno un aumento del deficit, chiediamoci come sarà possibile mantenere le promesse elettorali.

L’unica soluzione sarebbe il risparmio dei privati.

Ricordiamoci che, per chi vive in Paesi ad alto indebitamento pubblico, il rischio di dovere prima o poi confrontarsi con politiche fiscali molto aggressive verso i grandi e medi patrimoni è molto elevato.

In un’epoca di democrazia in un Paese con una base dell’elettorato sempre più in difficoltà economiche, la lucidità politica di sfogare la necessità di nuovo gettito a supporto del finanziamento della spesa pubblica sulla minoranza, per non perdere troppi voti, può essere elevata.

A cosa si può fare riferimento? Ad azioni o leggi in stile “patrimoniale” con le quali si vuole arginare, momentaneamente, il problema dell’elevato indebitamento pubblico, sterilizzare le clausole di aumento IVA e finanziare eventuali promesse di campagne politiche.

Come consigliamo da diverso tempo, la strategia per difendersi dai rischi politici, vede l’utilizzo di asset che tutelino il diritto di proprietà sul proprio risparmio.

Questa soluzione permette di salvare i propri averi faticosamente accantonati dallo scempio economico ai quali potrebbero essere soggetti.

Bottom line: ognuno è libero di trarre le proprie conclusioni, ma noi ci permettiamo di consigliare sempre un buon 10-15% di oro fisico rispetto a tutti gli asset mobiliari posseduti (inclusa, soprattutto, la liquidità).

Oggi proteggere il risparmio è possibile, anche grazie all’innovativo strumento ideato da CONFINVEST, per un approfondimento visita la pagina dedicata.