LESSICO ORWELLIANO E ORO (DI CONSEGUENZA)

Nei sistemi finanziari evoluti gli asset (titoli e commodities) vengono trattati su due mercati collegati: il mercato a pronti (cash) dove si fissa il prezzo corrente del bene scambiato, e il mercato a termine (future) dove si fissa il prezzo dello stesso bene ma per un regolamento futuro (scadenza).

La differenza sostanziale è la leva finanziaria che il future permette: nel caso del mercato a pronti è necessario avere la disponibilità liquida per perfezionare lo scambio, nel mercato a termine vi è solo l’impegno a regolare la transazione in un momento futuro ma, salvo l’eventuale versamento di margini di garanzia, si possono scambiare quantità pressoché illimitate del bene con una disponibilità a pronti minima o, al limite, pari a zero.

Il collegamento tra i due mercati è assicurato dalla “consegnabilità” (deliverability) sul mercato future, vale a dire che, alla scadenza prevista, l’acquirente potrà scegliere tra il pagamento in contanti e la consegna fisica del bene acquistato.

Solitamente sono i prezzi del future, in virtù della sua naturale flessibilità e della possibilità di sfruttare la leva finanziaria, che guidano la determinazione dei prezzi sul mercato cash e favoriscono la liquidità dello stesso.

Una recente ricerca, pubblicata sul sito della Banca d’Italia, relativa ai titoli di stato italiani (Limits to arbitrage in sovereign bonds, Pelizzon, Subrahmanyam, Tomio, Uno, 2014) capovolge questa conclusione euristica: sarebbe dunque il mercato a pronti, nel caso dei BTP, a guidare il mercato future.

Perché tale ricerca è plausibile per il mercato dei titoli di stato?

Perché con il programma Long Term Refinancing Operation (LTRO) inaugurato dalla BCE nel 2011, programma che fornisce al sistema bancario liquidità praticamente illimitata a un tasso vicino allo zero, il mercato a pronti dei BTP si è trasformato in una sorta di mercato future, caratterizzato come quest’ultimo da rilevante leva finanziaria.

Del resto la BCE, il sovrano monetario, può continuare a “stampare” moneta virtualmente senza limiti e, all’atto della consegna dei titoli, che al pari della moneta sono mere scritture elettroniche, gli operatori scambiano titoli virtuali contro moneta virtuale, ossia nulla contro nulla.

Questa è tuttavia una peculiarità possibile per i soli asset finanziari e non ha corrispondenza negli asset fisici, dove la “consegnabilità” ha il significato proprio e non quello della bilingua orwelliana dei mercati: a differenza degli asset finanziari i beni fisici, e tra questi l’oro, hanno la cattiva abitudine di non poter essere creati ad libitum; si “consegnano” beni tangibili, non scritture contabili.

Ora, dopo aver scomodato Orwell, giornalista, saggista che ha sempre descritto i meccanismi totalitari di controllo di pensiero, permetteteci di parlare, in conseguenza, di oro.

Il prezzo dell’oro risulta pesantemente condizionato dal mercato future, ma la consegna di quantità crescenti di oro fisico agli acquirenti cinesi e indiani determinerà l’esaurimento delle riserve detenute presso le banche centrali e con esso la probabile fine degli effetti manipolatori del future.

Ripetiamo da tempo le stesse cose e gli stessi concetti di probabili (…forse certi!) scenari futuri.

Ribadiamo sempre che un oculato investitore (vedesi anche risparmiatore) dovrebbe avere nel suo portafoglio una buona percentuale di oro fisico.

Nel merito ci viene chiesto sempre la percentuale ottimale.

Noi di Confinvest rispondiamo: “…un buon 10% sul mobiliare posseduto”. …..e forse è ancora poco!

 

Sempre chiarimenti e consulenze dirette telefonando a Roberto Binetti tel. 3387536505

Sempre consulenze gratuite a favore della trasparenza del settore.