Il biscotto avvelenato…ed il “dolce” di Confinvest

Credit Crunch sembra una marca di cereali croccanti, di quelli che si mettono nel latte per una colazione sana. Si tratta, invece, di qualcosa di sgradevole e assai poco digeribile: con il termine credit crunch si indica solitamente un contesto di fallimenti bancari sistemici che inducono la banche ad attuare drastiche riduzioni del credito.

Il recente referendum britannico che ha sancito l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea (Brexit) aumenta le probabilità di un credit crunch continentale? Di per sé, non sembra.

L’Inghilterra mostra di avere chiara l’idea del proprio interesse nazionale ed, in ogni caso, la scelta sarà vantaggiosa per la City di Londra, la Wall Street inglese, il regno degli speculatori internazionali, che guida le scelte inglesi.

Confusi, incerti, manipolati appaiono invece gli altri governi europei, dalle contraddizioni della Germania, all’ingovernabilità della Spagna, fino al manifesto autolesionismo dell’Italia.

A proclami altisonanti dei leaders europei corrispondono quotazioni sempre più depresse e dati allarmanti: l’ultimo annuncio, quello che ha seguito la Brexit, garantisce liquidità per 150 miliardi al sistema bancario. Il sistema  non soffre tuttavia di carenza di liquidità, di cui è anzi letteralmente inondato, quanto di un problema di solvibilità, ossia di insolvenza dei debitori. Che di liquidità ce ne sia sin troppa e il problema sia invece il clima di sfiducia, lo testimonia il fatto che le banche tendono ormai a “mettere i soldi nel materasso”, notizia ora ripresa anche dal Corriere della Sera del 9 giugno 2016 (“Commerzbank, se la banca mette i soldi nel materasso”) e già data da questa newsletter nell’aprile 2016.

E la politica italiana come risponde? Incapace e rapace, volteggia sui risparmi del paese e per i salvataggi bancari colpisce sempre lì:

  • prima con il bail-in
  • poi con i risparmi postali messi a garanzia di banche decotte
  • infine con l’idea (per ora solo ipotizzata dal sito zerohedge.com il primo luglio) di mettere anche i fondi pensione a garanzia delle stesse banche decotte. Sì, proprio i fondi pensione, quelli sbandierati ai quattro venti come baluardo di una vecchiaia dignitosa.

Non si vede, al contrario, alcun impegno né idea nell’elaborazione di una politica industriale, questa sì capace di dare contenuto reale e valore a crediti troppo generosamente concessi nell’orgia incestuosa della deregulation bancaria.

Il credit crunch non è un biscotto buono da mangiare: a finire divorato sarà invece il risparmio degli italiani.

Che fare allora? Rivolgersi al “dolce” di Confinvest, ovvero una garanzia  assoluta per  i risparmi, per gli  investimenti e per  una pensione sicura.

Che futuro vivremo? Il disagio che sta interessando tutto il sistema bancario non è solo un problema italiano. L’indice  del comparto banche è sceso in maniera violento e si sta ripetendo la crisi del 2011, risultando  che il problema delle sofferenze bancarie non è solo italiano, ma proprio continentale.

La crisi delle nostre banche generata dalla Brexit?

Assolutamente no. Le problematiche erano ben note prima del referendum britannico. Forse per giustificare i disastri bancari, volutamente si è cercato di dare responsabilità alla Brexit. Le Banche sono tutte insolventi? Sicuramente Draghi ci ha messo una pezza, ma quanto potrà ancora stampare, con la consapevolezza che tutto il nuovo  denaro finirà ancora nella finanza e non certo nell’economia? Una lenta agonia dell’Euro?  Vi invitiamo a riflettere.

Il sistema bancario italiano ha dovuto fare i conti della forte crescita delle rettifiche su crediti. Tra il 2011 ed il 2014 ha accumulato perdite oltre i 50 miliardi di Euro. Gli investitori sono spaventati dalla mole dei crediti deteriorati, ovvero 80 miliardi di sofferenze nette. La ricerca affannosa di rendimenti, in uno scenario a tasso zero, sta spingendo a prendere più rischi del dovuto. Chi vede entro pochi anni il risanamento degli Istituti Bancari Europei? Tutti i sistemi bancari Europei hanno molte fragilità.

Chi vede un’Europa migliore tra 5 o 10 anni  e fuori dalla crisi? Chi intravede uno sviluppo industriale, un aumento dei consumi ed una diminuzione della disoccupazione?

Veramente  possiamo definire  “stupidi” gli inglesi che hanno deciso di uscire dalla UE?

Gli investitori ormai  insicuri e sfiduciati, che hanno colto l’incapacità e le insicurezze dell’UE, hanno risposto falcidiando i titoli bancari, rivolgendosi a strumenti più sicuri.

Ovvero all’oro fisico (monete e lingotti). L’oro è ormai da tempo l’unica moneta sicura.

Dall’inizio l’indice MOM (gestito da Confinvest) ha superato il 17% ; sapete quanto ha perso l’indice borsistico dall’inizio anno? L’oro dall’inizio anno è salito oltre il 30% e non si prevedono ribassi.

L’oro sale sui mercati  internazionali e  le Banche Centrali, con operazioni avvolte dal mistero, lo commerciano,  prestandolo ed ottenendo notevoli rendimenti.

Lo scorso anno hanno acquistato quasi 500 tn. per riserve, dimostrando che considerano solo l’oro fisico una garanzia  a questo gigantesco e globale “monopoli”.

Noi di Confinvest ci ripetiamo: nei propri asset  almeno un  buon 15%  di oro fisico.

Come fare? Rivolgersi  alla Confinvest per ottenere certezze e garanzie, chiedere un prospetto d’investimento, magari un piano di accumulo,  non vincolante, anche in vista delle delusioni pensionistiche canoniche. L’ iniziativa “busta arancione” ha creato allarmismo tra i futuri pensionati che hanno preso coscienza che la pensione prospettata sarà piu bassa del livello di reddito in età lavorativa.

Con il passaggio al metodo contributivo si potrà ottenere (a parità  di potere d’acquisto….?) una rendita media del 70/80%  per i lavoratori dipendenti ed il 60/70% per i lavoratori autonomi. In molti casi non sarà sufficiente a mantenere il tenore di vita raggiunto.

Una previdenza complementare?

Oggi la sfiducia è diventata globale;  una crisi partita in un angolo della finanza (subprime americani) è riuscita , balzando da un mercato all’altro, a mettere in ginocchio la quasi totalità   dell’economia globale.  Rileggere quanto è successo nel 1929.

…….“lunga vita al bene rifugio d’eccellenza”.

Permetteteci di parafrasare lo storico motto  britannico dopo l’evento storico della Brexit.

Il fatto ci deve portare alla realtà e ci deve far riflettere sul come investire i risparmi e salvare il potere d’acquisto che si frantuma proprio per le incertezze e turbolenze   finanziare di una Europa (Commissione) poco rassicurante.

Che fare? Informarsi è il miglior modo d’investire. Confinvest è un punto di riferimento dal 1983 per tutte le famiglie che desiderano orientare le proprie scelte con la certezza di mettere al sicuro il futuro degli investimenti. Un aggiornamento costante a favore dei risparmiatori

Come italiani siamo uno dei popoli con la maggiore propensione al risparmio. Il risparmio è una ricchezza   del Paese, peccato che al momento d’investire si confondano le idee e tanto patrimonio accumulato venga in maniera inadeguata ed improduttiva  gestito. Si parla ora di “educatori finanziari” per migliorare le dinamiche familiari. Necessari con Confinvest?

Noi di Confinvest dal 1983 proponiamo investimenti in oro  suggerendo di costruire  un portafoglio ben diversificato. Pianifichiamo l’orizzonte temporale della teorica durata, senza mai  dimenticare le modalità di trasmissione dei patrimoni, ovvero le successioni.

Quindi  una consulenza specifica e personalizzata. Gli strumenti e le professionalità per aiutare i lavoratori attuali a gestire il proprio futuro previdenziale già esistono.

Tra questi  strumenti proprio   la “Pensione d’oro”,  un’ iniziativa di Confinvest che sta riscuotendo un grande successo. Un forma integrativa necessaria ed unica  per  una buona  e serena vecchiaia.

Nessun impegno, nessun vincolo e tutte le consulenze assolutamente gratuite.

Forme d’investimento in oro fisico senza IVA e senza commissioni.

Basta “biscotti avvelenati”!

Consultate gli esperti di Confinvest telefonando allo  02 86455047 – 48

o inviando una e-mail a confinvest@confinvest.it

La sede legale è in via del Bollo.7 – 20123 –Milano

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